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Scritti tra il 2004 e il 2005, i quattro testi di Stefano Massini qui raccolti sono tutti incentrati su artisti e scrittori anche realmente esistiti, magari partendo da episodi autobiografici già descritti in vita dai protagonisti effettivi sotto forma di diari, racconti, appunti, rivissuti in proprio dall'autore trentenne che in quei personaggi si ritrae. "La fine di Shavuoth" è un tributo a un maestro, Franz Kafka, e al mondo della cultura yiddish, incarnata in un attore polacco destinato a divenire famoso, Jitzach Lowy, in una Praga che torna a bruciare di "un fuoco inestinguibile". In "Memorie del boia" al posto dell'attore c'è quel che resta del boia di Parigi in pensione a insegnare cos'è la vita a un Honoré de Balzac, nascosto sotto falso nome nel giovane che chiede cos'è la vita a chi per anni ha dato la morte per vivere. Ambientato alla fine della seconda guerra mondiale, "Processo a Dio" segue alcuni prigionieri ebrei sopravvissuti nel lager di Maidanek nella celebrazione di uno di quei rituali processi allora indetti dalle vittime dell'odio razzista per metterne a nudo a tutti i livelli l'insensatezza, sotto la guida trascinante di una famosa attrice di teatro. E nel quarto testo, "L'assordante odore del bianco" prende corpo la tragedia di Vincent Van Gogh, rinchiuso in manicomio e ridotto a uno stato di totale frustrazione dalla pratica persecutoria con cui viene osteggiata ogni forma individuale di diversità.